venerdì 4 luglio 2008

Antonio Gaetano Francesco d'Amico-Vita, socialista scillese di fine '800

REGIA PREFETTURA DI REGGIO CALABRIA
Antonio Gaetano Francesco d’Amico Vita, alias Piedipezza, figlio di fu Luigi e Domenica Vita, nato a Scilla il 23 agosto 1874 ed ivi domiciliato; attualmente dimorante in Firenze per ragioni di studi, possidente per lire 80 mila circa, celibe, convivente con la madre. Socialista.
CONNOTATI:
statura metri 1,62; corporatura regolare; capelli castani; bocca media; mento un po’ sporgente; viso ovale; colorito naturale; barba nascente con piccoli baffi castani.
Portamento, tranquillo con sguardo basso. Espressione fisionomica, allegra. Abbigliamento abituale, veste civile. Segni speciali, una cicatrice vicino l’occhio destro avuta in duello.
Cenno biografico al 13 dicembre 1896
Non riscuote buona fama nel pubblico, ed è messo in derisione dalle persone dabbene per le sue idee socialiste. Carattere risoluto. Educazione mediocre. Intelligenza comune. Coltura mediocre. Ha fatto gli studi fino alla 3ª elementare, però sono tre anni che frequenta il ginnasio a Messina, e fu sempre rimandato agli esami. Ora è partito per Firenze per continuarvi gli studi ed ottenervi «la licenza ginnasiale». Non ha titoli accademici. Non esercita alcuna industria o mestiere, solo si occupa dello studio. Vive di rendita. Egli fu per circa 4 anni in Messina per ragioni di studio, e si ritrova in famiglia a Scilla soltanto nelle ferie autunnali. S’ignorano le compagnie da lui frequentate a Messina, ma a Scilla non fu affiancato da nessuno per i suoi principi di socialismo. Non si comporta bene con la famiglia. La madre sua, contraria ai suoi principi, cerca frenarlo col dargli poco denaro ma egli la minaccia, le s’impone, fa dei danni in casa ed ottiene così lo scopo; quello cioè di avere i soldi che desidera. Non gli furono mai affidate cariche amministrative o politiche. Appartiene al partito socialista. Precedentemente non ha appartenuto a nessun’altro partito. In Scilla non ha alcuna influenza. Ne ha però molta in Messina con persone che dividono i suoi principi per motivo che spende per i soci, ed anche perché pretende per isposa una figlia dell’Onorevole De Felice. Durante il tempo che questi fu recluso ha soccorso egli la famiglia di lui, mandandole da 100 a 150 lire mensili. Ignorasi se è o fu in corrispondenza epistolare con individui del partito nel regno o all’estero. Non ha mai dimorato all’estero. Appartiene al partito socialista di Palmi; non risulta vi abbia alcuna carica. S’ignora se manda corrispondenze ai giornali socialisti, tanto più ch’egli è quasi sempre assente da Scilla. Nei brevi periodi di tempo che passa a Scilla per quanto risulta non riceve giornali politici. Non fa propaganda per quanto si sappia. Non è capace di tenere conferenze socialiste. Non tiene buon contegno verso le Autorità perché condannato per oltraggio al sindaco di Messina. In Scilla non ha preso parte a manifestazioni del partito perché non ve ne furono mai. In Napoli ha preso parte al Congresso socialista ch’ebbe luogo colà il 2 aprile 1896, quale rappresentante del gruppo socialista di Reggio Calabria. Non fu mai proposto per la giudiziale ammonizione. Non fu proposto e assegnato al domicilio coatto. Il 20 maggio 1895 venne denunciato all’autorità giudiziaria per delitto d’istigazione a delinquere per avere affisso al pubblico manoscritti in epoca prossima alle elezioni politiche: votate per De Felice ma non fu trovato luogo a procedere. Il Tribunale di Reggio Calabria al 30 maggio 1893 lo condannò a 26 giorni di reclusione per oltraggio al Sindaco, pena questa che venne estinta per effetto del Regio Decreto di amministra 20 aprile 1893. Lo stesso Tribunale il 14 agosto 1894 lo condannò a giorni 49 dell’istessa pena per oltraggio all’usciere giudiziario e per quale delitto venne arrestato nella flagranza addì 6 agosto 1894. La Pretura del 4° mandamento di Messina con sentenza del 19 maggio 1896 lo condannò a giorni 10 di reclusione e spese processuali per duello. Il Tribunale di Messina con sentenza del 6 luglio 1896 lo condannò a 13 mesi di reclusione e lire 1.000 di ammenda e spese di procedimento per diffamazione.
Annotazioni del Ministero dell’Interno
4.3.1929 – E’ morto a Messina nel marzo del 1925
Antonio Gaetano Francesco d’Amico Vita, figlio del notaio D. Luigi (10 novembre 1838 + 18 gennaio 1887) residente al rione Acquagrande (l’attuale Chianalea), si stabilì definitivamente a Messina dove era titolare di una libreria. Penultimo di sette figli, era, tra l’altro, nipote del farmacista dell’attuale via Umberto I, D. Gaetano (12 febbraio 1841 + 21 dicembre 1914) e fratello di Marietta Teresa Amalia (21 giugno 1881 + 20 gennaio 1977), madre del compianto don Pietro Scopelliti.