Nel 1804, con l’editto di Saint Cloud, Napoleone Bonaparte (a fianco lo stemma araldico di famiglia) vietava, per motivi igienici, la sepoltura dei morti nei pressi delle chiese urbane e autorizzava solo quella nei cimiteri.
Scilla ebbe il suo cimitero solo nel 1842. Sino a quel momento i corpi venivano inumati nell cripte della Congreghe religiose. A Scilla, tra le altre si ricordano quella del SS. Rosario (Vertigine) e quella di Porto Salvo (Chianalea). Le cripte erano sottostanti alle omonime chiese e le congreghe erano composte da associati apparteneti alle varie fasce sociali. Quella del SS Rosario, ubicata nel cuore della cittadina, era quella delle famiglie nobili. Il campo santo di Scilla su consacrato il 27 ottobre 1842. Alla cerimoni furono presenti il regio giudice Gaetano Catalani, il sindaco Tommaso Cutellè con gli eletti (attuale giunta), il cancelliere (segretario comunale), parte del corpo decurionale (attuali consiglieri comunali) e un gran numero di cittadini. La funzione religiosa fu officiata dall'arciprete Paolo Tuzzo assistito da canonici e sacerdoti. Il cimitero di Scilla racchiude una parte importantissima di storia cittadina con i suoi 165 anni. Per concludere, il terreno dove fu costruito il cimitero allora detto di Santa Croce, fu espropiato agli eredi di Angelo e Domenico Bellantoni.
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