giovedì 11 ottobre 2007

IL PORTO



La necessità di dotarsi di un porto è stata sempre un’aspirazione della cittadina del basso Tirreno reggino. Nel 1798, l’astronomo Rocco Bovi, sindaco dei nobili, aveva elaborato un progetto per la costruzione del molo. Le attese del popolo scillese furono però disattese prima da Giuseppe Bonaparte, poi da Giocchino Murat, i quali, negli anni successivi non intesero finanziare l’opera. Altra richiesta fu avanzata nel 1848 dal sindaco Gaetano Minasi, all’indomani del naufragio di un bastimento genovese avvenuto nelle acque antistanti il paese. Questa volta a Napoli si riconobbe la validità di tale richiesta, tanto che Re Ferdinando di Borbone, fece approntare un decreto urgente per la costruzione di un porto-rifugio. Anche questa volta l’istanza andò delusa. Il deliberato del sovrano non fu mai eseguito. Gli scillesi non si arresero, il porto era un’opera fondamentale ed irrinunciabile, tanto che gli amministratori comunali la preferirono alla costruzione della strada carrabile per Solano.
La prima pietra, quindi, fu posata dal consiglio comunale, nella seduta del 30 marzo 1875. In quella circostanza, il civico consesso deliberò all’unanimità di cambiare la richiesta per la costruzione della strada obbligatoria Scilla-Melia-Solano sostenendo la necessità impellente di realizzare il porto. L’atto amministrativo, che di fatto fece trasferire le risorse statali dalla Scilla-Solano alla costruzione del molo, fu firmato dal consigliere anziano Bellantoni, dal segretario Scalise e dal sindaco Guglielmo Zagari. Tuttavia, per l’avvio dei lavori si dovette attendere ancora qualche anno. Come spesso accade, il Governo centrale intervenne soltanto dopo l’ennesima tragedia del mare. Nel 1886, infatti, fu una nave austriaca a colare a picco davanti Chianalea. Il porto fu completato nel 1905.

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